Il problema della graduale scomparsa del dialetto maggiorese è stato avvertito da parte di molti maggioresi e si è sentita la necessità di potere conservare questa lingua che, oltre ad essere patrimonio culturale, era il modo di esprimersi dei nostri nonni e dei nostri antenati.
Si è, quindi, ritenuto opportuno studiare questa lingua e scoprirne le regole prima che potesse definitivamente scomparire e non ci fosse più un raccordo con il passato.
Il dialetto è visto come una cultura che potrà arricchire anche la nostra bella lingua italiana che resta sempre mezzo di unione e di comunicazione fra Italiani.
Il dialetto maggiorese appartiene a quel gruppo di dialetti dell’Italia settentrionale chiamati: “gallo – italici” ed è una lingua neolatina.
Ne sono testimonianza alcune parole: ”bönna” (bigoncia) dal gallico “benna”;”drü” ( tenero ),”tri” (trè) di origine celtica ; mar (mare), rösa (rosa), om (uomo) di origine latina.
Il maggiorese è una lingua che risente di francesismi, ha pure termini ed accenti simili al “catalano” e si distingue per la pronuncia dai dialetti dei paesi vicini.
E’ necessaria, per una corretta pronuncia, la conoscenza della “fonologia” che ne cura la pronuncia “ortoepia” e la scrittura “ortografia”.
Essendo una lingua ricca di espressione, ha bisogno per evidenziare tutti i suoni di aggiungere alle lettere dell’alfabeto della lingua italiana altre lettere e segni.
Alcuni Brani in Dialetto
- Il “Sacrista” – Al “Söcriscta”
- La fede dei Maggioresi – La fede di Magiures
- Le “pastorelle” – Al “pascturäli”
- Quel bel Natale di una volta – Qul bél Natal d’un bot
- L’opera di San Vincenzo – L’opera d’Sant Visent
- Devozioni e campagna – Divusiùn e campagna
- Le vigne – Al vigni – I lavori nella vigna – I laùr ‘ntla vigna
Scuola Serale di Disegno “Arch. Antonelli” di Maggiora, Testi tratti dal Libro “I mö rgord”